28 Giugno 2023 11 minuti
Il Tour de France 2023 è ai nastri di partenza e noi ci prepariamo ad attaccare simbolicamente il numero sulla schiena. Non parleremo di tempi, watt e classifiche, non saremo nella pancia del gruppo, ma ci metteremo comodi a bordo strada cercando di farvi cogliere l’atmosfera che fa da sfondo alla corsa. Appunti di viaggio, aneddoti di personaggi, città e paesi attraversati, salite, libri e cantine per un itinerario ispirato al Tour de France.
La gara
L’edizione n° 110 della Grande Boucle scatterà sabato 1 luglio da Bilbao per concludersi domenica 23 luglio a Parigi sugli Champs-Elysées. Il paese si mobilita, in tanti prendono ferie per seguire la corsa “on the road”, tifosi e turisti arrivano da ogni parte del mondo. I numeri della scorsa edizione rendono bene l’idea della “Grandeur” del Tour: immagini in 190 paesi, 7.800 ore di diretta nel mondo, 116.000.000 di video visti dai canali ufficiali, 9.210.000 follower sui social.
I favoriti
Ci sono un francese, un tedesco e un italiano. Ah no, la famosa barzelletta va rivista. Ci sono uno sloveno e un danese. Il tris di Tadej Pogaçar o la doppietta di Jonas Vingegaard? Non sembrano esserci dubbi che da questi due nomi uscirà il vincitore del Tour.
Più difficile appare invece trovare il terzo nome per completare la barzelletta. Chi siederà al tavolo dei due super favoriti? Lo spagnolo Mas, l’australiano Hindley o un uomo del Team Ineos-Grenadiers tra Bernal e Pidcock? Un po’ più indietro Carapaz, Gaudu, O’Connor, Roglic e Ayuso. Pronti invece a dar spettacolo per le vittorie di tappa Van Aert, Van der Poel, Alaphilippe, i gemelli Yates, Landa, Cavendish.
E gli italiani? Purtroppo nessuno, da qualche anno la lotta per la maglia gialla non ci riguarda. Speriamo nei nostri sette portacolori (mai così pochi negli ultimi 40 anni) per una bella vittoria di tappa.
Ed è davvero un peccato, perché per quegli strani scherzi che fanno le date e numeri, quest’anno ricorrono gli anniversari di due grandi vittorie italiane al Tour: 75 anni dal bis di Bartali e 25 dal trionfo di Pantani. Il 15 luglio del 1948 va in scena il tappone Cannes-Briancon. Bobet è in maglia gialla, Bartali settimo in classifica con 21 minuti di ritardo. La sera a Briancon, Bartali è maglia gialla e la porterà fino a Parigi. Il 27 luglio del 1998 è invece la giornata del capolavoro di Pantani. Attacca sul Galibier sotto il diluvio, stacca tutti e vince in solitaria a braccia alzate. Ancora oggi vedere le immagini di quell’impresa mette i brividi.
Il percorso del Tour de France 2023
Il percorso di quest’anno strizza l’occhio agli scalatori. 3.404 Km totali con 21 tappe (solo due oltre i 200 km), 8 di montagna (4 arrivi in quota), 7 per velocisti, 5 collinari per fughe di giornata e 1 sola cronometro di 22 chilometri. 30 GPM, con il Souvenir Henri Desgrange ai 2.305 metri del Col de la Loze.
Non sarà un Tour vista-mare. Niente Mediterraneo, né Mare del Nord o Costa Atlantica (solo in una tappa basca). Da sud-ovest a nord-est nel ventre della Francia sarà invece un Tour in quota, con tutte le catene francesi da attraversare: Pirenei, Massiccio Centrale, Alpi e – prima di planare a Parigi – Jura e Vosgi.
Un percorso spettacolare, con le prime tre tappe nei Paesi Baschi e i Pirenei già alla prima settimana di corsa. Dopo lo storico arrivo a Bordeaux, il percorso vira verso la regione dei Vulcani e il Massiccio Centrale con la chicca del Puy de Dome, assente addirittura dal 1988. Dopo pochi giorni, l’arrivo in vetta sul Grand Colombier aprirà la settimana decisiva sulle Alpi. Chi uscirà indenne dalla crono e dai tre tapponi alpini vedrà più da vicino il sospirato arrivo di Parigi.
La prima settimana: dai Pirenei a Puy-de-Dôme
I luoghi attraversati dalle tre tappe Basche, possono essere esplorati pedalando alcuni tratti di due ciclovie appartenenti alla rete Eurovelo: la Eurovelo 1 – Atlantic Coast Road e la Eurovelo 3 – Pilgrims Ruote.
Si parte dal grazioso centro storico di Bayonne con i suoi 40 chilometri di piste ciclabili e l’etichetta di «Ville à Vélo du Tour de France » per le politiche in favore della mobilità dolce. Da Bayonne si procede in direzione sud, passando per Saint Jean Pied-de-Port, fino a scollinare al passo di Roncisvalle (m 1.057 slm) in territorio spagnolo. È il valico attraversato dai pellegrini che percorrono il Cammino Francese verso Santiago di Compostela. È un luogo suggestivo, carico di storia e leggenda. Secondo la tradizione Orlando vi morì durante la battaglia di Roncisvalle, assurgendo a eroe nella Chanson de Roland.
Da Roncisvalle si scende dolcemente fino alla città di Pamplona (nel sobborgo di Villava è nato il grande Miguel Indurain, 5 tour de France). Dopo aver girovagato per le strade della città sulle tracce del romanzo di Hemingway Fiesta, si punta verso nord e con continui sali e scendi, su strade poco trafficate e colline verdissime, si arriva sulla costa Atlantica a San Sebastian. Qui sempre con vista Oceano, un tratto stupendo ci riporta nel centro di Bayonne passando per Saint Jean de Luz e Biarritz.
I Pirenei
Il piatto dei Pirenei sarà servito già nella prima settimana e in particolare la sesta tappa, con arrivo in salita nel centro termale di Cauterets, vedrà la scalata di Aspin e Tourmalet.
Il Tourmalet è il colle più percorso in assoluto dal Tour, una vera e propria leggenda della corsa. Fu introdotto la prima volta nel 1910 nella tappa Luchon-Bayonne. Primo in vetta passò Octave Lapize che, tagliato il traguardo di arrivo, urlò agli organizzatori “Siete assassini!”.
L’alta concentrazione di passi di montagna (circa 30) e di percorsi ad anello che consentono di conquistare le vette più famose del Tour, sono la ricchezza di questo territorio. I passi pirenaici, il Tourmalet in particolare, ma anche Soulor, Aubisque, Hautcam, Aspin, Azet, Peyresourde, richiamano ciclisti da tutto il mondo, entusiasti di mettersi alla prova su queste salite mitiche.
Un itinerario più semplice e alla portata di tutti è quello che consente di scoprire la valle del Gave de Pau. Si tratta di un percorso ciclabile (Via Verde dei Gaves) in sede propria sulla ex linea ferroviaria che, attraverso paesaggi unici e villaggi pittoreschi, porta in circa venti chilometri da Lourdes a Pierrefitte-Nestalas. Da qui, per chi vuole proseguire, inizia la dolce salita su fondo sterrato che porta a Cauterets.
Bordeaux
Con 81 tappe, Bordeaux è, dopo Parigi, la città che ha ospitato più spesso il Tour. L’arrivo a Bordeaux è solitamente sinonimo di velocità e volatona di gruppo.
Bordeaux significa “vicino all’acqua” e l’influenza geografica dell’oceano e dei due fiumi navigabili, Garonne e Gironda, sono evidenti sia nelle caratteristiche del vino, che nel successo dei suoi vini. È la più vasta ed estesa regione vitivinicola francese e produce alcuni dei migliori vini rossi francesi e del mondo. I vini di Bordeaux sono fondati sul concetto di Château. Ogni Château crea il proprio vino unendo vitigni differenti da terroir differenti.
In bici nei vigneti di Bordeaux, Saint-Emilion – ©Vincent Bengold | OTCBM
Un viaggio in bicicletta nei famosi vigneti della Regione è quindi un’esperienza imperdibile, sia per visitare le cantine e degustare vino e prodotti locali, sia per ammirare il paesaggio e i grandi castelli della zona.
Punto di partenza per un tour in bicicletta attraverso i vigneti del Bordeaux è la Cité du Vin, un museo di dieci piani dedicato al mondo del vino, che raccoglie il meglio della produzione locale: più di 5000 domaines per 57 denominazioni.
Da qui ci si può dirigere verso le colline a est di Bordeaux. Sono poco più di 40 i chilometri di strada da percorrere per arrivare a Saint-Emilion, borgo medievale tra i più suggestivi della regione. La pedalata tra gli Château bordolesi può proseguire verso i villaggi di Montagne, Pomerol, Fronsac.
Siamo nella Nouvelle-Aquitaine, la più grande regione della Francia. Per chi volesse esplorare un’area più ampia rispetto ai dintorni di Bordeaux c’è il Tour de Gironde à Vélo, ideale per un viaggio-vacanza in bicicletta. Si tratta di un percorso di circa 480 Km che consente di scoprire il patrimonio viticolo, architettonico, naturalistico e paesaggistico di questa stupenda regione.
Il tour, che fa parte dei percorsi della Vélodyssée e del Canal des 2 Mers à Vélo, nonché di altri percorsi dipartimentali, è per il 90% del suo percorso, in sede propria senza interferenze con il traffico automobilistico.
Massiccio Centrale e Puy-de-Dôme
L’arrivo di tappa sul Puy-de-Dôme (1415 metri) è sicuramente una delle chicche principali del percorso di quest’anno; mancava infatti al Tour da ben 35 anni. La salita misura 14 chilometri, con una pendenza media del 7,5%, di cui gli ultimi 5 chilometri all’11,2%. Il Tour l’ha scalato 13 volte. Il primo ad imporsi fu Fausto Coppi nel 1952. Epico fu il duello che il 12 luglio 1964 sulle ripide rampe di questa salita vide protagonisti Anquetil e Poulidor, rivali-nemici che divisero in due fazioni l’intera Francia.
Dal 2012 la strada è stata chiusa al traffico, ciclisti e pedoni compresi. Alla presentazione del Tour, Bardet, originario della zona, ne ha parlato come di una ferita aperta. «È la salita del mio cuore, ma dall’introduzione della cremagliera la strada è completamente chiusa. L’accesso è aperto solo una mattina all’anno, dalle 7 alle 9. Lo scorso settembre si è svolta una corsa a cronometro e io ci sono stato con mio padre. Ci siamo svegliati alle 6 ed è stato eccezionale. Questa salita è davvero un mito per noi».
Per l’arrivo del Tour, sarà vietato l’accesso agli spettatori negli ultimi 4 chilometri della salita. Una salita che manca da 35 anni, di cui si narrano leggende di sfide epiche lontane nel tempo e che sarà deserta al passaggio dei corridori. Raymond Chandler ne farebbe un racconto noir.
Le storie del Tour de France: Gianni Mura
Un gigante italiano ci mancherà in queste tre settimane. Non in sella, ma con le sue parole, con la sua Olivetti 32 e le sue pagine ricche di storie raccolte lungo la strada.
Nei giorni in cui l’incuria di certi impiegati fa recapitare alla moglie Laura una raccomandata comunicante la sospensione dall’albo dei giornalisti per non aver seguito i corsi di aggiornamento e per non aver aperto la casella Pec (sic!), ci manca quella voce:
“… il Tour non è una corsa che si svolge in Francia, ma è “la” Francia, come la voce di Edith Piaf, le Gauloises senza filtro, il pastis e la baguette. La Francia dei poeti, degli chansonniers, dei giocatori di petanque sotto i platani, dei campi di girasoli a perdita d’occhio, delle città con una luce speciale …” (Gianni Mura).
Per chi volesse immergersi nell’atmosfera del Tour, respirarne l’anima, il clima della carovana viaggiante e scoprirne storie e racconti, questi due libri di Mura non possono mancare.
La Fiamma Rossa
La Fiamma Rossa – storie e strade dei miei tour. È una raccolta dei suoi quasi venticinque anni da inviato in cui Mura ha raccontato la storia del Tour e ne ha fatto epica, poesia, cronaca di volti e paesaggi, di cibi e aneddoti paesani, narrazione raffinata e popolare dello sport più amato e maledetto.
Ha seguito in tutto 706 tappe della gara francese, per un totale di oltre 122 mila chilometri. Fanno almeno 800 articoli. Una enciclopedia, ma più godereccia. Del resto, diceva, non si va al Tour per dimagrire.
Giallo su Giallo
Giallo su Giallo – romanzo ambientato al Tour de France del 2005. Gianni Mura si inventa un Tour de France bagnato di sangue. Il protagonista, nonché io narrante, fa più o meno il mestiere di Mura: segue il Tour insieme alla “banda” dei giornalisti internazionali, quando può mangia bene, si industria con passione e stile a ricreare per i lettori il clima delle tappe. È un viaggio nella Francia minore e meno conosciuta.
Caro Gianni, prima della partenza del Tour, metterò in fresco una bottiglia di Philipponat, il tuo champagne preferito. Aspetterò che il gruppo passi in fila indiana sotto un viale di platani in uno di quei polverosi paesini ai piedi dei Pirenei, con la gente in strada a battere le mani ai corridori. Poi riempirò un calice e lo alzerò in ricordo dei tuoi racconti, della tua Francia e del tuo amato Tour.