L’arte della fuga, esaltazione del sogno e della fatica

L’arte della fuga, esaltazione del sogno e della fatica

La fuga è ancora la parte più romantica del ciclismo.
A volte ti regala un sogno, come è successo ieri a Bob Jungels dopo una lunga cavalcata solitaria.
Altre volte ti spezza il cuore, come è successo a Lennard Kämna un paio di giorni fa, bruciato a soli 50 metri dall’arrivo dopo tanti chilometri di fatica.

L’arte della fuga
In alto Jungels, vincitore della 9a tappa del Tour 2022 dopo una lunghissima fuga. Qui sopra, invece, l’altra faccia della medaglia: Kamna ripreso a 50 metri dall’arrivo della 7a tappa. Foto facebook.com/letour

La fuga anima la corsa.
La fuga fa sognare (tifosi e fuggitivi).
La fuga accende l’immaginario collettivo.

E’ l’esaltazione della fatica, che va contro tutto quello che è razionale e scontato.
E’ Davide contro Golia. E’ un atto quasi sovversivo.
E più la sfida è impossibile, più si fa il tifo per la fuga.

L’arte della fuga è il titolo del podcast che trovate qui sotto, in cui l’ex Pro’ Matteo Montaguti racconta tutto quello che c’è da sapere sulla fuga.

Come cambiano gli obiettivi dei fuggitivi tra un Grande Giro e una corsa di un giorno?
Come si fa a capire quando la fuga è buona?
Cosa pensa un corridore quando è all’attacco?
Si può essere specialisti della fuga? Perché alcuni corridori sono più predisposti di altri?

Nel podcast L’arte della fuga si parta di tutto questo, ma anche di aneddoti, episodi di strada, emozioni.
Premete play e… godetevi la fuga.

Foto d’apertura Le Tour de France / A.S.O. / Charly Lopez

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